sabato 20 novembre 2010

24 dicembre (07/12/2006)


Ormai è alle porte e il suo bussare si sente ogni giorno più forte. E poi finalmente arriva, per arricchirmi di nuove, mai provate prima emozioni. Comincio a vivere la mia favola di Natale e come tale dovrei cominciare: c’era una volta… no! La mia è vera, esiste, è reale, ambientata in un luogo dove anche io faccio da protagonista… allora è presente! C’è un posto nel mondo che per raggiungerlo affronto quasi 24 ore di viaggio in pullman. Appena arrivata mi saluta il freddo gelido della Polonia, che si scioglie non appena mi ritrovo fra le braccia dei miei nonni.
Il 24 dicembre al mio risveglio mi avvolge un profumo tipico di questa giornata. Capisco subito che mia nonna è già molto indaffarata con i preparativi per la cena. Allora mi vesto  di corsa e sono pronta a contribuire nelle faccende di questo giorno. Io e il nonno dobbiamo insieme abbellire l’abete il cui profumo ci accompagnerà per tutta la durata della cena della vigilia. In cucina il lavoro ormai è giunto alle stelle, soltanto il mio olfatto mi fa capire cosa stesse bollendo nelle pentole. Anche nell’atmosfera si sta preparando a qualcosa di indescrivibile, si vedono ancora le singole persone che corrono, che fanno gli ultimi acquisti e poi… dalle 14.00 tutto il paese si ferma. Comincia a regnare un’aria di attesa, un silenzio, interrotto da un timido abbaiare di un cane o dal rumore di una macchina che raggiunge velocemente il suo obiettivo. Solo osservando i camini delle case si riesce a capire che all’interno sono piene di vita. Pure il cielo vuole partecipare a questa magia: dall’alto iniziano a cadere lentamente i fiocchi di neve, che si trasformano in una nevicata più fitta. Tutto ormai è quasi pronto per farmi rivivere nuovamente la magia di Natale, quindi corro per allestire la stanza dove celebreremo la vigilia. Sul tavolo spargo un leggero strato di fieno, per poi coprirlo con una tovaglia bianca; un po’ dubbiosa aggiungo un piatto in più per un ospite inaspettato, però la nonna subito è pronta a darmi delle spiegazioni e mi racconta… una volta quando erano già seduti al tavolo sentono bussare alla porta. Entra una sagoma, quasi tutta coperta di neve, capiscono solo che essa ha dovuto camminare tanto. Fuori regnava proprio una bufera di neve, accompagnata da 15° sotto lo zero, bloccando ogni traffico. Il soldato (la sagoma) era partito dalla caserma per raggiungere la propria casa, ma sapeva che proseguendo avrebbe soltanto rischiato il congelamento e a casa dei miei nonni si è salvato la vita. Rifletto su quel racconto e mi chiedo: succederà anche in mia presenza? Sono pronte alcune portate, che secondo la tradizione devono essere 12. Fuori comincia lentamente a scendere il buio, la terra è avvolta da un leggero piumino di neve, sugli abeti nei giardini lentamente migliaia di luci “fanno una danza”… e io comincio a guardare il cielo. Aspetto LEI, la prima stella, che dà il segnale a tutto il paese, che la cena della vigilia di Natale può cominciare. C’è, la vedo, ancora un po’ timida, ma c’è. Corro a casa… adesso sì, ci siamo! Su un piattino è appoggiata una cartolina bianca, la guardo, su di essa vedo un rilievo della Famiglia Santa e il presepe... il mio nonno la prende e si avvicina alla nonna… è iniziato il momento della divisione della ostia. La nonna prende un pezzettino dalla sua “cartolina” e mio nonno, come sempre, le chiede scusa per tutte le “birichinate” combinate durante l’anno e poi si fanno gli auguri. Queste due PERSONCINE, a me così care, per 52 anni ripetono lo stesso rito… sono così commossa che non riesco a trattenere le lacrime… si avvicinano a me, li stringo forte al mio cuore, loro capiscono… ma io non riesco a parlare. Appena la mamma (che si riprende prima di me) con le sue battute, mi fa sorridere. Col calduccio della casa si mischiano gli odori dell’abete, del fieno, dei funghi, dei crauti, del papavero… e lo stomaco grida: “ho fame!!!” Metto sul piatto i tortellini ripieni di funghi (che il mio nonno raccoglieva personalmente nel bosco e poi li lasciava seccare sotto i raggi del sole) e verso il borsh (in polacco barszcz) – una specie di brodo fatto a base di barbabietole, di un colore bordò intenso e molto salutare per lo stomaco, anche per quello più delicato. Mio papà avrebbe tante cose positive da dire a riguardo! Non posso non assaggiare la carpa, che assolutamente non può mancare in questo giorno. Sono ancora tante altre cose da assaggiare, ma riservo ancora un po’ di spazio per un piccolo dolcetto: sono stati fatti tanti e tutti in casa. Più tardi, dopo cena, vengono gli amici dei miei nonni… sono tanti… anche i giovani, che per tutto l’anno li stanno vicino, allora non potevano mancare neanche oggi. Io con il mio nonno li lasciamo per un momento per recarsi alla stalla. La tradizione dice che in quel giorno un buon padrone deve dividere la ostia anche con i suoi animali, perché questi a mezzanotte, unica volta in tutto l’anno, parlano con la voce umana. La serata si conclude con la “pasterka”, la messa di mezzanotte. Le chiese sono strapiene e nessuno ci pensa che fuori fa un freddo cane! Appena l’orologio segna le 0.00, non so quante trombe cominciano a suonare. Una vecchietta che è riuscita a farsi un breve pisolino salta spaventata, non capendo cosa succede. Vicino all’altare si sistemano dei ragazzi di 20 – 22 anni in talari, con tutta l’attrezzatura elettronica. Il primo forte suono della chitarra ti attraversa tutta la schiena e cominciano a cantare le “kolędy”, tipiche canzoni natalizie. La messa procede con il suo rito e la sua solennità viene addobbata con un leggero rock. La solita vecchietta prima osserva incredula, perché ai suoi tempi… per poi farsi coinvolgere… ti manda una risata, ti allunga la mano e vedi che anche lei batte a ritmo con i piedi. Sei stretta tra la gente, ma non importa… quello coi capelli rossi ti sorride e canta a squarcia gola, all’altro totalmente stonato gli vengono quasi le lacrime agli occhi dalla gioia… qualcuno ti prende sotto braccio e ti fa ondeggiare con tutta la folla, la vecchietta ti sembra ringiovanita in un istante. Ti lasci andare perché all’improvviso hai tanti amici, tanti che ti vogliono bene e pensi… che questo momento duri il più possibile! Tre ore volano, esci dalla chiesa ma ti senti così leggera, hai voglia di volare… tanti si abbracciano e si scambiano gli auguri. Quello con i capelli rossi assieme ad un suo amico li fa anche a me… ma da dove conoscono il mio nome? Rispondo agli auguri e chiedo un po’ balbettante… anche la vecchietta… mi dice “Angelica, durante il Natale tutto è possibile!” Mi stringono forte, sento un indescrivibile calore che riempie il mio corpo e le parole: “Allora appuntamento qua tra un anno!” Improvvisamente spariscono, non li vedo più… chi erano? … ovvio che ci sarò! Mi sentite?
Buon Natale a tutti i miei amici e nemici, anche a te, che sei di passaggio e a te che hai letto le mie parole provando spero un pizzico di emozione.

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